I Chironomidi non pungono e quindi non risultano essere vettori di patogeni, possono però essere causa di altri problemi di tipo non solo sanitario. Tuttavia, la loro presenza in ambiente antropizzato può ugualmente diventare un problema per la salute, oppure per la sicurezza.
Il problema nasce nelle aree costiere, ma non solo, dove il processo di eutrofizzazione delle acque permette forti incrementi delle popolazioni. Già negli anni ’80 dello scorso secolo, il professor Arshad Ali (Professore di idrobiologia entomologica ed ecologia presso l’Università della Florida) rilevò altissime densità larvali in parti della laguna di Venezia in cui si riversavano reflui civili (Tremblay, 1991), con popolazioni di Chironomus salinarius nell’ordine di 15.000 larve per metro quadro. Il conseguente sfarfallamento portò allora, come ai nostri giorni, alla formazione di sciami anche di notevoli dimensioni che possono raggiungere i 30-40 metri in altezza e 1-3 metri in larghezza.
L’eccessiva presenza di Chironomidi ha conseguenze di vario tipo: dall’insorgenza di allergie per contatto o inalatorie e congiuntiviti, all’imbrattamento di manufatti e strutture a causa delle loro numerose carcasse, fino a difficoltà per il traffico motorizzato terrestre ed aereo. Quindi, seppure questi insetti non siano particolarmente pericolosi sotto l’aspetto medico-sanitario, in alcune aree diventano infestanti dannosi a tutti gli effetti, tanto che il comune di Venezia, in collaborazione con la Ausl territoriale, studia specifiche soluzioni per eliminarne, o almeno ridurne, le popolazioni.
Nel 1985 la loro presenza costrinse le compagnie aeree a spostare i voli in arrivo nelle ore notturne all’Aeroporto ‘Marco Polo’ nel vicino aeroporto di Treviso. Due anni dopo, nel 1987, una soluzione diversa: l’utilizzo di un elicottero “apripista” che liberava dagli insetti la traiettoria di atterraggio erogando una nebbia insetticida e consentendo agli aerei di atterrare senza problemi ai motori.
Non potendo, ovviamente, intervenire sulle temperature e sulla piovosità, l’attività principale di prevenzione fu svolta agendo sul ripristino di condizioni ambientali, agevolando il ricircolo delle acque e provvedendo alla pulizia dei fondali lagunari dagli eccessivi depositi di sabbia. In pratica azioni per favorire il ricambio d’acqua e minimizzare le condizioni che portano alla proliferazione di alghe, alla moria di pesci e, quindi, allo sviluppo eccessivo dei Chironomidi.
Più recentemente problematiche simili sono state segnalate a Milano e nella provincia di Varese (dove è presente l’aeroporto della Malpensa), oltre che nella zona del lago Trasimeno, altro habitat ideale per lo sviluppo di questi ditteri.
L’attenzione da dover porre è certamente massima, consapevoli che per questo tipo di emergenza è necessario un intervento sul mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema in quanto soluzioni di tipo chimico risultano, come abbiamo visto, difficilmente applicabili oltre che con un impatto ambientale notevole e per tanti aspetti ancora poco conosciuto.